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Riservatezza Garantita
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Dopo diversi anni dall’entrata in vigore dei decreti legge che disciplinano la commissione dei reati da parte dei dipendenti di enti e aziende, il Dlgs 165/2001 per quanto riguarda il settore pubblico e il Dlgs 231/2001 per le aziende private, nel dicembre 2017 viene varata la legge 179/2017, intitolata “disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato”. Si tratta di norme complesse, dal punto di vista giurisprudenziale, per la tutela di chi segnala o di chi a sua volta viene segnalato con accuse false e infondate e, non ultimo, dal punto di vista di eventuali gravi responsabilità delle aziende coinvolte.
Un forte indice di negativizzazione del ruolo, nel nostro paese, si nota nel fatto che mentre nell’ambiente lavorativo statunitense il termine whistlblower ha una connotazione positiva e si riferisce a chi, segnalando gli illeciti riscontrati, partecipa attivamente al buon andamento dell’azienda, in Italia non esiste nemmeno una traduzione positiva del termine; infatti whistlblower viene tradotto come spia, informatore oppure utilizzando altri epiteti meno eleganti.
A questo proposito è tristemente passata alle cronache la vicenda di un Internal Audit Manager, di una nota azienda lombarda, che ha scoperto e segnalato gli illeciti storni di denaro del Presidente a favore della propria famiglia. Il manager prima è stato sollevato dal suo incarico e poi accompagnato alla porta (…e nemmeno tanto gentilmente!)
Per fortuna non mancano anche gli esempi positivi, come gli arresti operati a Roma a carico di un dipendente infedele dell’Agenzia delle Entrate e di un commercialista e resi possibili dalle segnalazioni di un collega onesto che si è prestato come whistleblower.
I datori di lavoro in primis e tutti i dipendenti onesti dovrebbero rendersi conto che non è sufficiente una normativa rafforzata perché l’obbiettivo venga raggiunto, ma è necessaria la collaborazione fattiva di tutti per mantenere il bene aziendale.
In Italia purtroppo siamo ancora in alto mare, perchè in un mondo lavorativo dove c’è chi si approfitta di situazioni, chi ruba, chi timbra e va a far spesa o chi fa timbrare ai colleghi restando a casa a fare le proprie cose, pensare di trovare chi è disposto a fare whistleblowing è un’impresa piuttosto ardua. La paura di ritorsioni o di “esclusione” dall’ambiente o la paura di essere bollato come spione di chi onestamente svolge il proprio lavoro non facilita certo le cose.
In una situazione di non semplice e immediata soluzione però è proprio la legge che ci propone l’alternativa: le agenzie investigative!
L’utilizzo di investigatori privati, persone quindi esterne all’azienda, per accertare eventuali comportamenti illeciti e dannosi per l’azienda, che sia del settore privato o in quello pubblico, è ormai pratica consolidata e la recente giurisprudenza ne avvalla l’efficacia. In questo modo gli illegittimi comportamenti vengono indagati e messi allo scoperto senza che nessuno dei dipendenti si esponga a tal proposito.
Molte sono le imprese che si affidano alle agenzie investigative, riuscendo, nella maggior parte dei casi, a risolvere i problemi e a riportare equilibrio nella vita dell’azienda.
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