Un caso di concorrenza sleale: sviamento della clientela
Lo sviamento di clientela è un atto che rientra nella tipologia di reato di concorrenza sleale ed avviene qualora un ex dipendente, socio o collaboratore o anche un azienda competitor, utilizza conoscenze, competenze e know-how, acquisiti nel corso del suo precedente impiego o collaborazione, per accaparrarsi i clienti dell’ex datore di lavoro arrecandogli un danno.
Tipicamente ciò avviene tramite il furto di contatti preziosi o di informazioni riservate che serviranno all’attività di distrazione della clientela.
Lo sfruttamento delle conoscenze tecniche, delle politiche e strategie commerciali acquisite dall’ex-collaboratore, socio o competitor non costituisce di per sé un reato. Il reato di concorrenza sleale avviene soltanto quando risulta evidente e sistematica l’attività di sviamento della clientela.
Cosa dice la Legge
Al comma terzo dell’articolo 2598 del Codice Civile in materia di Concorrenza Sleale si legge quanto segue:
“Compie atti di concorrenza sleale chi si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda”.
Lo sviamento di clientela rientra proprio negli atti di concorrenza sleale contrari alla correttezza professionale e realizzati con lo scopo di danneggiare un’altra azienda.
Le principali sentenze della Cassazione che si sono pronunciate in materia hanno chiarito che:
- – perché si verifichi un illecito di sviamento della clientela da parte di un ex dipendente è necessario che venga accertato il danno provocato all’imprenditore (Cassazione civile n. 8 215 del 2 aprile 2007);
- – assumere un ex dipendente di un’azienda concorrente che abbia ancora in essere un patto di non concorrenza (disciplinato dall’art.2125 c.c) per svolgere la stessa attività nella stessa zona e settore costituisce concorrenza sleale per sviamento di clientela e che concorre al risarcimento del danno non solamente il nuovo datore di lavoro ma anche l’ex lavoratore in quanto ha violato la non concorrenza (Tribunale di Venezia, sentenza del 12/07/2007);
- – la constatazione del passaggio di un certo numero di dipendenti o collaboratori da un’azienda ad un’altra concorrente non giustifica la richiesta di risarcimento del danno; è necessario provare che l’assunzione è avvenuta proprio per acquisire la clientela della prima azienda o comunque per nuocerle (sentenza n. 14990 prima sezione civile Corte di Cassazione);
- – il lavoratore che si è dimesso e che utilizza le competenze acquisite in via autonoma o alle dipendenze di un altro datore di lavoro non effettua attività di concorrenza sleale se non aveva firmato un patto di non concorrenza valido in quanto, una volta terminato il contratto di lavoro, viene meno anche l’obbligo di fedeltà e correttezza nei confronti del datore di lavoro (Tribunale di Roma sentenza n.18182/2014).
Come dimostrare l’illecito di sviamento della clientela?
Dalle sentenze della Suprema Corte sopra citate si evince che dimostrare l’illecito di sviamento della clientela è tutt’altro che semplice. L’imprenditore che voglia ottenere un risarcimento dei danni subiti deve dimostrare:
- – la perdita della clientela e le prove che tale perdita sia legata all’atto specifico di sviamento;
- – il comportamento illecito dell’ex-dipendente, collaboratore, o azienda competitor;
- – l’effettiva riduzione del fatturato dovuta all’atto di sviamento di clientela;
- – che si tratti di due aziende concorrenti sul mercato, anche se di settori diversi.
Grazie all’esperienza nel settore, DDS Investigazioni è in grado di assistere le aziende nell’individuazione del colpevole e nel reperimento delle prove necessarie a dimostrare la sussistenza di reato.
Come usare le prove
Le azioni di sviamento della clientela possono danneggiare gravemente un’azienda mettendone a rischio il futuro.
Se un imprenditore ha dei dubbi è opportuno richiedere un colloquio preliminare con gli investigatori esperti di sviamento della clientela di DDS Investigazioni, che potranno individuare a seconda dei casi la fattibilità o meno di un’azione legale e le prove necessarie da raccogliere.
Una volta definito come procedere si dà avvio alle indagini e al termine delle investigazioni le prove vengono raccolte in un documento finale la relazione investigativa che potrà essere utilizzata in sede di giudizio o come capita talvolta in questi casi, in sede stragiudiziale evitando così di instaurare cause ordinarie, per giungere più rapidamente ad un accordo.