Che cos’è e come si determina l'”aliunde perceptum”?
Il significato della locuzione latina “aliunde perceptum” è letteralmente: percepito da altra persona.
Si parla do aliunde perceptum in materia di diritto del lavoro quando nei casi di licenziamento illegittimo. In questa circostanza con tale espressione s’intende la somma che il lavoratore abbia ricevuto in forma di retribuzione da altri datori di lavoro successivamente al licenziamento ritenuto illegittimo.
Quando si verifica il caso di licenziamento illegittimo oltre al reintegro del lavoratore viene stabilita una somma corrisposta a titolo di risarcimento. Da questa somma debbono essere detratti i compensi che il che il lavoratore licenziato ha percepito da altri datori di lavoro per lo svolgimento di attività lavorative svolte in un periodo successivo al licenziamento stesso.
Cosa dice la Legge
L’articolo 18 dello Statuto del Lavoro prevede, nel caso di un lavoratore licenziato tramite una sentenza che non risulti valida:
“la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, [..]” e in aggiunta un risarcimento “del danno subito per il licenziamento di cui sia stata accertata la nullità stabilendo a tal fine un’indennità commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto maturata dal giorno del licenziamento”.
Tale risarcimento viene calcolato dal giorno del licenziamento fino al reintegro sul posto di lavoro, più un indennizzo pari a 5 mensilità. Mentre l’indennizzo pari alle cinque mensilità è inappellabile, il risarcimento corrispondente alle retribuzioni fino al reintegro, può essere ridotto.
La possibilità riduzione del risarcimento si chiama aliunde perceptum e aliunde percipiendum. Nel primo caso s’intende la riduzione pari alle retribuzioni percepite dal lavoratore presso terzi dal periodo che va dal licenziamento fino al reintegro.
Nel secondo caso l’aliunde percipiendum, s’intende quanto il lavoratore avrebbe potuto guadagnare ma non ha fatto poiché non si è impegnato a sufficienza per cercare una nuova occupazione.
Come viene calcolato il risarcimento
In entrambe le situazioni l’onere della prova spetta al datore di lavoro, che per vedersi ridotta la quota di risarcimento dovrà produrre le prove che effettivamente il licenziato abbia percepito delle retribuzioni da altri datori di lavoro oppure si sia dimostrato incapace di attivarsi nella ricerca di una nuova fonte di lavoro.
In questi casi non è sufficiente come si può pensare erroneamente, chiedere al lavoratore la dichiarazione dei redditi. Per accertare i fatti che dimostrino che il soggetto licenziato abbia prestato lavoro altrove anche in forma non ufficiale occorre produrre prove concrete.
DDS Investigazioni con i suoi investigatori esperti nella determinazione dell’aliunde perceptum fornisce al datore di lavoro le prove valide utilizzabili anche in giudizio, a tutela degli interessi aziendali. Gli investigatori dimostreranno legalmente che il lavoratore licenziato ha svolto un lavoro nel periodo di tempo interessato e quanto ha percepito da tale lavoro, utilizzando strategie investigative adatte al caso specifico.
Come usare le prove
L’azienda cliente al termine delle indagini ottiene una panoramica ecompleta di tutte le fonti di reddito derivanti da attività svolte nel periodo successivo al licenziamento da parte del loro dipendente. Grazie a queste informazioni il datore di lavoro potrà vedersi ridurre, e alle volte anche annullare, le richieste di risarcimento.
Per la raccolta delle prove affidarsi a dei professionisti del settore quali i nostri investigatori privati, è sempre la migliore soluzione: essi lavorano con massima discrezione e riservatezza, trattando tutti i dettagli del caso nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di privacy.